25° Unione Triveneta: discorso del Presidente Avv. Mario Diego
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L’Unione Triveneta dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati ha avuto il proprio momento di costituzione formale nel 1985, quando l’Unione Veneta si “ampliò” in Unione Triveneta con l’adesione di tutti i sedici Consigli dell’Ordine delle tre Corti di Trento, Trieste e Venezia.
Essa tuttavia prende le proprie mosse iniziali nel 1982, quando gli otto Consigli del Veneto avviarono la costituzione dell’Unione Veneta, formalizzata nel successivo 1983 ed alla quale, poi, nel 1984, si avranno le prime adesioni di Consigli dei distretti di Trento e Trieste.
E’ giusto dunque ricordare il 1982 come anno di avvio di una stagione importante per gli avvocati del Nord Est ma, per il carattere e l’importanza assunti, nel tempo, dall’Unione Triveneta (il “Triveneto”), anche nel panorama della vita forense nazionale, come un momento “topico” per l’avvocatura italiana tutta e ciò anche se la “primogenitura” tra le unioni regionali spetti all’URCOFER, allora sotto la spinta carismatica dell’indimenticabile Angiola Sbaiz.
Lo “stile” del “Triveneto”, tutto fatto di concretezza e di sobrietà, che ne è il tratto contraddistintivo nel panorama nazionale, assieme alle difficoltà del momento, impongono, pur nell’ occasione importante, di evitare toni celebrativi (tanto meno “autocelebrativi”).
Tuttavia, l’attenzione al “Triveneto” (il “mitico” Triveneto, nella definizione usata da più d’uno per menzionarlo) sarà dimostrata dalla presenza, alla prossima riunione a Venezia, in cui ne verrà ricordato quel primo anno, alla presenza anche dei vertici nazionali e cioè di Guido Alpa, Presidente del CNF, di Michelina Grillo, Presidente dell’ Organismo unitario e di Paolo Rosa, Presidente della Cassa Forense, palese segno di stima e di apprezzamento per il costante impegno ed il continuativo apporto dato alla vita dell’ avvocatura italiana.
Il “Triveneto” ha vissuto e costruito il proprio ruolo con l’apporto, veramente “magnifico”, di tanti Presidenti o Consiglieri dell’ordine, o colleghi accomunati dallo spirito di servizio per l’Avvocatura.
Non sono quindi tanto i singoli nomi da ricordare (anche quelli di qualcuno che purtroppo non c’e’ più, lasciando però vivo ed indimenticabile il ricordo di sè) ma un impegno collettivo, partendo da chi ha dato il proprio apporto alla discussione nelle assemblee o nel lavoro delle commissioni. Non si può non menzionare però, con profonda gratitudine e per prima, l’opera dei due segretari del “Triveneto”, Antonio Muggia ed ora Antonio Rosa, infaticabili ed essenziali pilastri dell’Unione, accomunando ad essi quanti hanno profuso e profondono il loro impegno nelle strutture organizzative, o coordinando le Commisioni o rappresentandoci in Italia ed in Europa. Tanto quanto è gradito dovere, rendere grazie ai Presidenti, che, nel tempo, hanno guidato con intelligenza e impegno l’unione, coerentemente con il loro stile umano e professionale: Giuseppe Salzer, purtroppo da tempo scomparso e “triveneto” per vocazione per essere stato Presidente dell’Ordine veneziano ma con origini triestine, e poi Gianni Cesari, Antonio Franchini, Luigi Casalini e Giorgio Orsoni, tutti di Venezia tranne Casalini, padovano.
Parimenti, difficile menzionale le “tappe” che hanno contraddistinto la “crescita” del “Triveneto”: certamente lo stile e l’immagine che ne danno oggi la misura, trovano il loro momento più significativo nella Conferenza tenuta a Venezia nella Scuola di San Rocco nella primavera del 2006, che rimane nella memoria di tutti come un momento esemplare ed indimenticabile di confronto, di dibattito, di dialogo dell’avvocatura italiana, supportato da una prontezza e capacità organizzativa esemplari. Ma come non ricordare la Conferenza di Venezia, i Congressi nazionali di Riva del Garda, Trieste, Verona.
Ed infine, il ruolo di partecipazione ai vertici nazionali, ricercato sempre per la volontà di indicare persone valide e capaci, di mettere “l’uomo giusto al posto giusto”, mai per rivendicazione, fine a sè stessa, di “spazi” o di (inesistenti) poteri e semmai proprio per dare sostegno a meriti, altrimenti svalutati da altre e diverse logiche. La presidenza della Cassa Forense, cui è stato recentemente chiamato Paolo Rosa, onora tutti noi, ma, soprattutto, corrisponde alla precisa necessità che in questo momento ed ora, vi sia qualcuno che, a quel vertice, parli in modo asciutto, franco, oggettivo e chiaro così come è nei tratti naturali del “nostro”.
Certamente, le gravi difficoltà in cui vive oggi l’Avvocatura italiana, attaccata nel proprio ruolo e coinvolta nella perdurante crisi della Giustizia (ma, non dimentichiamolo, prima di tutto nella gravissima situazione della legislazione italiana), non inducono ad ottimismo, che sarebbe del tutto fuor di luogo, quanto invece a considerazioni preoccupate e gravi sui “futuri destini”.
Ed in ciò, quanto di buono il Triveneto ha fatto e continua, perseverantemente, senza posa, incessantemente, a costruire, costituisce, paradossalmente anche nei risultati spesso non potuti cogliere, motivo di riflessione, anche amara, su quanto l’Avvocatura, nel suo complesso, non sia capace di realizzare pur nell’apporto dell’impegno di tante individualità ed insiemi eccellenti.
Troppo difficile realizzare il coagulo su posizioni chiare e condivise, o fare reali passi avanti, anzichè dover costantemente “mediare al ribasso” tra posizioni in cui ciascuno guarda soprattutto e troppo a sè stesso. Troppo spesso l’ essenziale “valore” dell’indipendenza è portato ad alibi per mascherare la poca volontà di confrontare e di porre al vaglio, le proprie opinioni con quelle altrui.
Al “Triveneto” dunque proseguire sulla strada intrapresa dell’ aperto e costruttivo confronto, di cui siamo considerati il miglior esempio; al “Triveneto” perseverare nel battere le vie sollecitate dall’ottimismo della volontà, facendolo prevalere sul pessimismo della ragione; al “Triveneto” saper guardare in là, al futuro della professione.
Mario Diego
(Presidente dell’ Unione Triveneta dei Consigli dell’ Ordine degli Avvocati)