L’Unione Triveneta ha voluto concepire la commemorazione internazionale come un’occasione dinamica per raccogliere contributi ed esperienze a tutela dei diritti umani e delle garanzie di libertà di difesa e di espressione, riservato a tutti gli avvocati iscritti predisponendo una pagina dedicata ed un hashtag #TrivenetoXavvocatiminacciati da utilizzare anche sui social network.

L’apporto di ciascun avvocato, nella forma di racconto, suggestione o anche suggerimento e proposta di lettura correlata all’evento, sarà raccolto in un eBook che sarà virtualmente consegnato ad ogni giovane Avvocato dell’Unione Triveneta in occasione dell’impegno solenne.

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11 messaggi.
Federico Cappelletti pubblicato il Febbraio 16, 2021 alle 8:16 pm
Il valore della solidarietà nell’Avvocatura I procedimenti penali pretestuosi, gli arresti e le condanne illegittime ed i provvedimenti disciplinari tali da privare di prospettive per il futuro chi li subisce sono, purtroppo, comuni a troppi altri Colleghi e Colleghe nel mondo, oltre a quelli Azerbaigiani, fra i quali l’avvocata iraniana Nasrin Sotoudeh, che per la sua storia di sadica persecuzione giudiziaria, sofferenza e, soprattutto, grandissimo coraggio può essere ritenuta – senza possibilità alcuna di smentita – come l’archetipo dell’avvocato difensore dei diritti umani. In una videocall che ho avuto con lei e con suo marito Reza Khandan il 22 di novembre dello scorso anno, quando era stata scarcerata in licenza sanitaria, alla domanda che le ho rivolto, se c’era qualcosa in particolare che volesse la comunità internazionale dei giuristi facesse per lei, mi ha risposto: “Vorrei dedicaste la stessa attenzione con la quale seguite le mie vicende anche alla situazione degli altri avvocati e difensori dei diritti umani ingiustamente perseguitati in Iran e nel mondo”. Una frase che mi ha commosso allora, come mi commuove oggi, e che ha rivelato, una volta di più la sua grandezza e l’importanza della solidarietà per preservare e rinsaldare i valori della libertà e dell’indipendenza del Foro: perché gli avvocati silenti o, ancor peggio, conniventi, fanno il gioco del tiranno di turno. E, allora, cosa possiamo fare come singoli e come appartenenti all’Avvocatura istituzionale ed associata nell’interesse dei tanti Colleghi e difensori dei diritti umani perseguitati nel mondo per il solo fatto di aver adempiuto correttamente al loro mandato professionale pagandone le conseguenze? Le opzioni sono molteplici: si va dalla redazione di appelli e petizioni in loro favore, ai ricorsi al Comitato dei Diritti Umani dell’ONU e alle richieste di intervento avanti la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo o il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa in sede di esecuzione delle condanne nei casi che li riguardino; dalle azioni di lobbying nei confronti delle istituzioni internazionali per sensibilizzare al tema in generale e a casi specifici, alla partecipazione a fact-finding missions o quali osservatori internazionali a processi nei confronti delle nostre Colleghe e dei nostri Colleghi perseguiti a causa dell’esercizio della funzione difensiva all’esito delle quali stilare report da diffondere e valorizzare anche in ambito giurisdizionale. Grande importanza riveste anche l’organizzazione di eventi volti a far sì che il Foro e l’opinione pubblica si sentano coinvolti in prima persona e ne parlino. In questo senso, un seguito concreto alla chiamata alla solidarietà di Nasrin – per altro agevole da mettere in pratica – potrebbe consistere nell’ “adozione” di un’avvocata o un avvocato minacciati da parte di ciascun Ordine e diramazione territoriale delle associazioni forensi – tanto a livello nazionale che internazionale, anche in collaborazione con le amministrazioni locali – con la conseguente organizzazione di campagne ed iniziative volte a tener sempre viva l’attenzione della società e dei media sulle loro storie perché non vengano mai dimenticate. Il tutto con capillarità e sobrietà perché tali interventi non devono essere animati da autoreferenzialità ma, al contrario, avere quale unico scopo quello di prestare la voce a coloro nel mondo ai quali è stata temporaneamente o definitivamente confiscata e far conoscere le loro vicende, che danno conto di uno sconfinato amore per la Toga, che onorano col loro esempio e, soprattutto, ad ogni costo. In ogni caso, il nostro ruolo ci chiama a spenderci con dedizione e convinzione – ciascuno per quanto nelle sue possibilità e disponibilità – in difesa dei diritti umani e di chi li difende. Tale impegno – che reca in sé il senso più profondo e nobile della nostra professione e delle responsabilità che comporta – lo dobbiamo a coloro che sono giunti e giungono al punto di sacrificare il proprio lavoro, i propri affetti, la propria libertà ed anche la propria vita per assicurare agli altri un futuro migliore e più giusto. Federico Cappelletti Foro di Venezia Liberamente tratto dalle conclusioni dell'articolo "Gli attacchi alla funzione difensiva nella giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo: il caso Azerbaigian e il valore della solidarietà nell'Avvocatura", di F. Cappelletti, in Diritto di Difesa, 13.02.2021
Roberto Giovene di Girasole pubblicato il Febbraio 10, 2021 alle 4:44 pm
Gli studenti della prestigiosa Università del Bosforo, l’Ateneo di Boğaziçi ad Istanbul, caricati, picchiati e arrestati dalla polizia solo perché protestano pacificamente, insieme ai professori, contro la nomina a rettore di un esponente del partito di governo di Erdogan, sono l’ultimo tragico capitolo della repressione del dissenso in atto ormai da molti anni in Turchia. Ragazzi dalle facce pulite, ben vestiti, potevano far finta di nulla, starsene a casa e frequentare la loro Università come se nulla fosse. Invece non hanno voltato la faccia dall’altra parte, consapevoli di dover lottare per il loro futuro, pur sapendo bene, dopo anni di dura repressione, cosa accade nel loro Paese. La libertà accademica, come l’indipendenza della giurisdizione sono due dei pilatri su cui si fonda una democrazia. Cosa ne sarà di quelli che adesso sono in prigione, di cosa saranno accusati, quanto tempo dovrà passare prima che vengano liberati? Interrogativi angosciosi in un Paese dove più di 1600 avvocati sono stati arrestati e perseguiti, di cui 615 hanno scontato una lunga detenzione preventiva. Finora (gennaio 2021 secondo i dati dell’ultimo rapporto di Arrested lawyers initiative, associazione di avvocati turchi in esilio) 450 avvocati sono stati condannati a un totale di 2786 anni di carcere per appartenenza a un'organizzazione terroristica armata o per diffusione di propaganda terroristica. Avvocati colpevoli solo di esercitare il loro lavoro con scrupolo, pretendendo il rispetto dei diritti della difesa, che si sono visti accusare degli stessi reati contestati ai loro assistititi, secondo il perverso meccanismo dell’identificazione dell’avvocato con il cliente. Studenti come quelli italiani che protestano in questi giorni nelle nostre città per l’assurdo anno di detenzione preventiva ingiustamente scontato fino ad ora in Egitto da Patrik Zaki. Una catena di persecuzioni, violenze, arresti, condanne ingiuste, omicidi di avvocati lega vicende occorse in continenti e contesti assai diversi, nel nome della repressione del dissenso. Come se si riavvolgesse il nastro di un film, appaiono immagini che speravamo di non dover vedere mai più, soprattutto in Paesi facenti parte del Consiglio d’Europa, ma non sono immagini in bianco e nero, sono vivide quanto tragiche immagini a colori, immagini del presente. Come ogni anno, abbiamo discusso di questi temi in occasione della giornata dell’avvocato in pericolo del 24 gennaio, un’occasione sempre più sentita dall’avvocatura italiana ed internazionale, che coinvolge un numero sempre maggiori di colleghi. Quest’anno il focus è stato sulle repressioni in Azerbaijan, altro stato del Consiglio d’Europa dove gli avvocati che esercitano con indipendenza il mandato difensivo sono perseguiti e radiati dall’albo. Le immagini degli arresti degli studenti in Turchia si sovrappongono a quelle degli avvocati privati della libertà. Ebru Timtik, che avevo incontrata nell’ottobre del 2019 nel carcere di Sliviri, a 70 km da Istanbul, soffriva per l’ingiustizia delle accuse, le gravissime violazioni dei più elementari diritti della difesa, riscontrati dalla missione internazionale di avvocati di cui facevo parte, per l’assoluto stato di isolamento dagli altri detenuti e dal mondo esterno, ma anche per l’assurda censura sui libri e quotidiani che a Lei, stimata avvocata e persona di grande cultura, pesava forse di più dell’isolamento stesso. Pochi mesi dopo ha iniziato un lungo sciopero della fame per chiedere per lei e per tutti gli imputati in Turchia un giusto processo, condizioni di detenzione conformi agli standard internazionali, indipendenza della giurisdizione ed è morta per il rigetto di tutte le istanze di scarcerazione presentate per le sue gravissime condizioni di salute. Ebru ha lottato con tutte le sue forze anche per gli studenti dell’Università di Istanbul, per i nostri diritti, le nostre libertà. Roberto Giovene di Girasole Componente commissione Rapporti internaz. e Paesi del Mediterraneo del CNF
Francesco Caia pubblicato il Febbraio 10, 2021 alle 3:41 pm
Per poter più facilmente colpire i singoli avvocati occorre controllare gli ordini forensi, lì dove sono ancora indipendenti, al fine di poter più facilmente esercitare intimidazioni e ritorsioni. Accade in Azerbaijan, sta per compiersi definitivamente in Turchia, dove una nuova legge colpisce gli ordini delle città più grandi, Ankara, Istanbul, Izmir, al fine di ridurli al silenzio. Anche da noi in Europa l’indipendenza della Giurisdizione è a rischio, tra legislazioni di emergenza conseguenza del terrorismo, pandemia, prevedibile uso massivo delle nuove tecnologie e della intelligenza artificiale, in assenza di un quadro preciso che consenta di utilizzare in maniera positiva le risorse che il continuo progresso dell’informatica ci mette a disposizione. Il CNF, anche attraverso la commissione diritti umani, è fortemente impegnato nella difesa dei diritti fondamentali. Il problema principale oggi è, infatti, quello di dare effettività alla tutela dei diritti umani consacrati, a vari livelli, nelle convenzioni internazionali, nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, nelle costituzioni nazionali. Noi avvocati siamo i difensori naturali dei diritti e non possiamo tacere di fronte ai rischi della loro compromissione . E’ con questa consapevolezza che, nel 2016, il Consiglio Nazionale Forense ha fondato l’OIAD (Osservatorio Internazionale degli avvocati in pericolo), unitamente al Consiglio Nazionale Forense Francese (CNB), all'Ordine degli Avvocati di Parigi, al Consiglio Generale dell’Avvocatura Spagnola. Oltre ai soci fondatori sono componenti dell’Osservatorio oltre trenta Ordini di avvocati, francesi, spagnoli, svizzeri, tedeschi, belgi, di cui 12 italiani. Inoltre fa parte dell’Oiad l’Ordine degli avvocati di Diyarbakir, città del sud est turco a maggioranza curda, di cui era Presidente Tahir Elci, ucciso barbaramente nel novembre 2015. L’ Organismo si impegna ponendo in essere denunce e diffusione di notizie che riguardano le violenze e le intimidazioni nei confronti degli avvocati in tutto il mondo. L’azione dell’osservatorio si concretizza in comunicati, che pubblichiamo sui social per sensibilizzare la pubblica opinione, in documenti e lettere inviate ai singoli governi al fine di chiedere che si adoperino per assicurare il libero esercizio della professione di avvocato e in azioni positive, al fine di dare sostegno materiale ai colleghi perseguitati, per esempio sostenendoli ed affiancandoli nelle procedure di richiesta d'asilo e per le necessità economiche più impellenti. In questa ottica il CNF e l’Oiad hanno dato il loro contributo in questi anni per far conoscere gli obiettivi della giornata del 24 gennaio, che ogni anno è dedicata ad un Paese dove gli avvocati sono in pericolo. Un’occasione importante per sottolineare che senza un’avvocatura libera ed il rispetto delle regole del giusto processo e dello stato di diritto non può esservi tutela dei diritti umani e democrazia. Può sembrare un’affermazione banale, ma non è cosi, come dimostra drammaticamente la realtà dei nostri giorni. In Azerbaijan, paese del quale ci occupiamo quest’anno, gli avvocati che fanno il loro dovere difendendo con scrupolo e diligenza persone “sgradite” alle autorità vengono ingiustamente perseguiti, anche attraverso la radiazione dall’albo. L’indipendenza della professione di avvocato va salvaguardata ad ogni costo, così come quella dei giudici. Lo ha sottolineato Diego García-Sayán, relatore speciale ONU per l’indipendenza dei giudici e degli avvocati, intervenendo al webinar organizzato a gennaio scorso dal CNF in occasione della giornata dell’avvocato in pericolo, invitandoci a moltiplicare le occasioni di dibattito su questi argomenti così sensibili. Nel corso dell’incontro abbiamo ascoltato anche la drammatica testimonianza di due colleghi azeri. Occorre dunque moltiplicare il nostro impegno, occorre la partecipazione attiva di tutti noi avvocati, il confronto con la società civile, la disponibilità a sacrificare parte del nostro tempo a documentarci e documentare. Solo così potremo raccogliere il messaggio dei colleghi che sacrificano la loro vita per difendere i nostri diritti. Francesco Caia Componente del Consiglio Nazionale Forense Coordinatore commissione diritti umani CNF V. Presidente Osservatorio Avvocati in Pericolo (OIAD)
Emanuela Comand pubblicato il Febbraio 8, 2021 alle 12:15 am
La violazione dei diritti inizia dalle piccole cose. Ovvero dalla mancata riprovazione sociale e generalizzata nei confronti di quelli che spesso a torto consideriamo piccoli soprusi. Quando arriviamo al carcere , alla morte di colleghi di paesi a noi vicini o che comunque riteniamo democratici lo scempio si è gia irrimediabilmente consumato . Ma l'inizio della fine è iniziato molto tempo prima , magari solo con battute sulla nostra professione, sui nostri costi , sulla nostra conflittualità . Per poi scivolare verso battute più pesanti e dalle battute passare ai giudizi , molto spesso provenienti da coloro che non vogliono ci siano soggetti che controllano se la giustizia funziona almeno decorosamente . Ma in Italia potrebbe accadere ? Si , mai abbassare la guardia perché le prime persone che spariscono in odor di dittatura sono gli avvocati . Come è accaduto alla nostra collega turca , ma a molti altri come lei, uccisi dalla volontà di non farsi piegare . L'avvocato è la figura che nel nostro ordianmento è inserito nella Costituzione , anche se esplicitato come obbligatorietà della difesa tecnica .Ed è dunque colui o colei che difende un cittadino da qualunque tipo di violazione . Come chiamiamo un medico se ci feriamo o cadiamo , cosi se qualcuno ci offende, ci maltratta , ci umilia, ci picchia, viola la nostra famiglia , offende il nostro amore e la nostra dignità, colpisce i nostri figli , ci deruba , ci priva della libertà ,colui che viene in nostro soccorso è sempre un avvocato . Essere un avvocato significa questo , avere la coscienza che la giustizia non può funzionare senza il nostro apporto . Ed allora è evidente che rispettare il nostro ruolo significa avere la consapevolezza che stiamo difendendo non i nostri interessi , ma quelli di una persona che ci ha affidato il suo problema .Un avvocato può non essere un coraggioso nella vita di tutti i giorni , ma quando , con o senza toga , va davanti ad un giudice diventa un leone perché dietro di sé c'è una persona che ha bisogno di essere difesa . Quindi esigiamo sempre massimo rispetto nell'esercizio della nostra funzione e non accettiamo mai di essere considerati di troppo in un Tribunale che è e resterà sempre anche la nostra casa
Silvia Pajani pubblicato il Febbraio 7, 2021 alle 4:21 pm
Dai “Principi Fondamentali relativi al Ruolo dell’Avvocato” , adottati dalle Nazioni Unite all’Assemblea Generale tenutasi all’Avana nel 1990 . Principio 16 : “ Le autorità pubbliche assicurano che gli avvocati a) siano in grado di svolgere i loro doveri professionali senza ostacolo, intimidazione, molestia o indebite interferenze; b) possano viaggiare e consultare liberamente i propri clienti , sia in patria che all’estero; e c) non siano fatti oggetto, né siano minacciati di essere sottoposti a procedimento oppure a sanzioni economiche o altro per qualsiasi azione intrapresa in conformità con i loro obblighi e principi professionali riconosciuti e con la loro deontologia”
Andrea Galimberti pubblicato il Febbraio 4, 2021 alle 1:51 pm
Gli Avvocati che difendono i diritti umani, che si spendono per la libertà di difesa, e che, per questo, si espongono a minacce ed a violenze, esercitano in maniera esemplare, indipendente ed autonoma la loro professione, per la difesa dei loro assistiti nel quadro del rispetto dei diritti fondamentali e del giusto processo, affermando e attestando con il loro comportamento i principi posti dalla prima norma della deontologia forense: l’avvocato tutela, in ogni sede, il diritto alla libertà, l’inviolabilità e l’effettività della difesa, assicurando, nel processo, la regolarità del giudizio e del contraddittorio. E il loro esempio, cui rivolgiamo attenzione e rispetto, assume il rilievo di guida fondamentale per tutti gli Avvocati, anche e soprattutto per coloro i quali si affacciano all’Avvocatura, con l’assunzione dell’impegno solenne per una professione che si apprende, oltreché con lo studio, anche in virtù del comportamento assunto dai Colleghi, in molteplici occasioni. L’importanza dell’esempio, sia pure nella mera quotidianità dell’attività dell’avvocato, per saper essere Avvocati di fronte ai cittadini e alle Istituzioni, emerge dalle parole, che riporto, riferite proprio all’esempio e all’insegnamento che chi è già nella professione può dare, e sicuramente dà, a chi vi approda, tratte dal testo di Paolo Borgna “Difesa degli Avvocati scritta da un pubblico accusatore”. “E’ l’esempio che insegna. Fortunato quel giovane praticante che, uscito dall’università, riesca a trovare, come maestro, un buon avvocato. Un avvocato che non lo utilizzi soltanto per le commissioni negli uffici giudiziari ma che lo faccia studiare. Che gli sappia insegnare. Che ami insegnargli. Che gli insegni la grande passione per la professione che nasce dalla conoscenza minuta dei casi affrontati. Un maestro capace di insegnargli con un gesto, con poche parole dette quasi per caso ma a lungo pensate, che cos’è la deontologia professionale, come comportarsi con i colleghi, come trattare con i clienti, come difendersi dai clienti, come essere sempre dalla loro parte senza mai tradire la fedeltà verso le istituzioni, come tenere la testa alta di fronte alle piccole tracotanze di qualche magistrato e come saperlo fare senza mai danneggiare il cliente, come farsi stimare e ascoltare, come rispettare la funzione giudiziaria al di là di chi più o meno degnamente la rappresenta. Non sarà necessario, per trovare un simile maestro, rivolgersi a un principe del foro. Basterà aver la fortuna di bussare alla porta di uno studio abitato da un avvocato che ami il suo lavoro, che negli anni sia stato capace di imparare e che non abbia paura di circondarsi di giovani intelligenti a cui insegnare. Ma fortunato anche l’avvocato capace di donare questi insegnamenti. Che sarà capace di fermarsi a osservare i passi del suo allievo. Di trovare il tempo e il respiro, in mezzo a questi nostri tempi trafelati, per meditare sul proprio lavoro, per pensare le parole semplici e chiare che servano a raccontare le nostre prassi così diverse dai testi universitari, i nostri pregi e i nostri difetti, il rispetto per il cliente e per gli altri, l’amore per il lavoro fatto bene e per lo studio che accompagni il lavoro. Quest’avvocato farà il bene del suo giovane allievo e farà del bene anche a se stesso. Butterà il seme per la ricompensa più preziosa e duratura: la gratitudine di un altro avvocato che farà vivere i suoi insegnamenti e che lo penserà nei momenti più belli e in quelli più difficili della sua professione.”
Anonimo pubblicato il Gennaio 26, 2021 alle 10:33 am
Una delle più belle esperienze che ho svolto durante la mia professione è stata aderire alle iniziative degli Avvocati per la Solidarietà che mi ha permesso di tutelare i diritti troppo spesso dimenticati di tante persone senza fissa dimora. Suggerisco a tutti noi avvocati di aderire a iniziative simili che arricchiscono sia la mente che l'anima.
Filippoù pubblicato il Gennaio 25, 2021 alle 3:38 pm
"Gli uomini non hanno smesso di dare la caccia alle streghe perchè hanno inventato la scienza, ma hanno inventato la scienza perchè hanno smesso di dare la caccia alle streghe." (René Girard, "Il Capro Espiatorio", Adelphi, 1987, p. 178)
Caterina Bertoli pubblicato il Gennaio 24, 2021 alle 12:42 pm
...”E allora Socrate, dai ascolto a noi che ti abbiamo cresciuto e non tenere in maggior conto i figli o la vita o qualunque altra cosa più della giustizia, così che quando giungerai all’ Ade, tu possa esporre , in tua difesa, tutto questo, a quelli che laggiù comandano...” Platone Critone 54b
Piero Calamandrei pubblicato il Gennaio 23, 2021 alle 12:51 pm
La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.
Piero Calamandrei pubblicato il Gennaio 23, 2021 alle 12:50 pm
Molte professioni possono farsi col cervello e non col cuore. Ma l’avvocato no. (…) L’avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sé, assumere i loro dolori e sentire come sue le loro ambasce. L’avvocatura è una professione di comprensione, di dedizione e di carità. Per questo amiamo la toga: per questo vorremmo che, quando il giorno verrà, sulla nostra bara sia posto questo cencio nero: al quale siamo affezionati perché sappiamo che esso ha servito a riasciugare qualche lacrima, a risollevare qualche fronte, a reprimere qualche sopruso: e soprattutto a ravvivare nei cuori umani la fede, senza la quale la vita non merita di essere vissuta, nella vincente giustizia.