Andrea Galimberti
pubblicato il Febbraio 4, 2021
alle
1:51 pm
Gli Avvocati che difendono i diritti umani, che si spendono per la libertà di difesa, e che, per questo, si espongono a minacce ed a violenze, esercitano in maniera esemplare, indipendente ed autonoma la loro professione, per la difesa dei loro assistiti nel quadro del rispetto dei diritti fondamentali e del giusto processo, affermando e attestando con il loro comportamento i principi posti dalla prima norma della deontologia forense: l’avvocato tutela, in ogni sede, il diritto alla libertà, l’inviolabilità e l’effettività della difesa, assicurando, nel processo, la regolarità del giudizio e del contraddittorio.
E il loro esempio, cui rivolgiamo attenzione e rispetto, assume il rilievo di guida fondamentale per tutti gli Avvocati, anche e soprattutto per coloro i quali si affacciano all’Avvocatura, con l’assunzione dell’impegno solenne per una professione che si apprende, oltreché con lo studio, anche in virtù del comportamento assunto dai Colleghi, in molteplici occasioni.
L’importanza dell’esempio, sia pure nella mera quotidianità dell’attività dell’avvocato, per saper essere Avvocati di fronte ai cittadini e alle Istituzioni, emerge dalle parole, che riporto, riferite proprio all’esempio e all’insegnamento che chi è già nella professione può dare, e sicuramente dà, a chi vi approda, tratte dal testo di Paolo Borgna “Difesa degli Avvocati scritta da un pubblico accusatore”.
“E’ l’esempio che insegna.
Fortunato quel giovane praticante che, uscito dall’università, riesca a trovare, come maestro, un buon avvocato.
Un avvocato che non lo utilizzi soltanto per le commissioni negli uffici giudiziari ma che lo faccia studiare.
Che gli sappia insegnare.
Che ami insegnargli.
Che gli insegni la grande passione per la professione che nasce dalla conoscenza minuta dei casi affrontati.
Un maestro capace di insegnargli con un gesto, con poche parole dette quasi per caso ma a lungo pensate, che cos’è la deontologia professionale, come comportarsi con i colleghi, come trattare con i clienti, come difendersi dai clienti, come essere sempre dalla loro parte senza mai tradire la fedeltà verso le istituzioni, come tenere la testa alta di fronte alle piccole tracotanze di qualche magistrato e come saperlo fare senza mai danneggiare il cliente, come farsi stimare e ascoltare, come rispettare la funzione giudiziaria al di là di chi più o meno degnamente la rappresenta.
Non sarà necessario, per trovare un simile maestro, rivolgersi a un principe del foro.
Basterà aver la fortuna di bussare alla porta di uno studio abitato da un avvocato che ami il suo lavoro, che negli anni sia stato capace di imparare e che non abbia paura di circondarsi di giovani intelligenti a cui insegnare.
Ma fortunato anche l’avvocato capace di donare questi insegnamenti.
Che sarà capace di fermarsi a osservare i passi del suo allievo.
Di trovare il tempo e il respiro, in mezzo a questi nostri tempi trafelati, per meditare sul proprio lavoro, per pensare le parole semplici e chiare che servano a raccontare le nostre prassi così diverse dai testi universitari, i nostri pregi e i nostri difetti, il rispetto per il cliente e per gli altri, l’amore per il lavoro fatto bene e per lo studio che accompagni il lavoro.
Quest’avvocato farà il bene del suo giovane allievo e farà del bene anche a se stesso.
Butterà il seme per la ricompensa più preziosa e duratura: la gratitudine di un altro avvocato che farà vivere i suoi insegnamenti e che lo penserà nei momenti più belli e in quelli più difficili della sua professione.”