Interventi dei Presidenti Distrettuali dell’Unione Triveneta
in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2021
Avv. Alessandro Cuccagna – TRIESTE
CORTE D’APPELLO DI VENEZIA
INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2021
INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI VENEZIA
Eccellentissima Signora Presidente Eccellentissimo Signor Procuratore Generale Eminenza
Autorità Civili e Militari,
Signori Magistrati,
Signori Dirigenti Amministrativi e Colleghi Signore e Signori
La cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario si celebra all’inizio di quello che tutti auspichiamo sia un Nuovo Anno, in un 2021 che vogliamo si metta alle spalle il suo predecessore, il cui numero sinistro preferisco neppure citare.
Anche in forma del tutto contenuta rispetto alla consueta splendida cornice in cui abbiamo avuto modo di confrontarci istituzionalmente negli anni scorsi, sono lieto che si sia voluta mantenere la tradizione con questa “Inaugurazione Speciale” come definita dal Presidente della Corte di Appello, alla quale mi è dato l’ho l’onore di partecipare in rappresentanza degli Ordini del Distretto di questa Corte d’Appello.
I tempi ristetti che la Cerimonia ha dovuto darsi, mi inducono a rivolgere immediatamente l’attenzione sulle riflessioni finali che la Presidente della Corte ha voluto esporre nella parte conclusiva e che, in estrema sintesi, ripropongono l’annoso tema di una “crisi della giustizia” che non sembra avere limiti nel suo costante aggravamento.
Non a caso l’efficienza della giustizia civile costituisce una delle principali raccomandazioni che l’Unione Europea ha rivolto all’Italia subordinando all’ottenimento di detto obiettivo l’erogazione di una parte dei fondi del Recovery Plan.
Si legge nel Rapporto Colao “Italia 2020-2020” che si tratta di «un’occasione irripetibile per trasformare profondamente il Paese … Nei prossimi due o tre anni possiamo trasformare l’Italia più di quanto si sia saputo fare negli ultimi decenni, se avremo il coraggio necessario per agire con decisione nella riforma del Paese e nell’investimento a favore delle prossime generazioni». Coevo il Rapporto Cottarelli intitolato “Come ridurre i tempi della giustizia civile”.
Entrambe i rapporti forniscono indicazioni per un tempestivo avvio di un’ampia riforma strutturale che persegua l’obiettivo di ridurre i tempi e aumentare la certezza della giustizia civile.
Il nostro Governo, o quello che ne resta, visti gli sviluppi di questi giorni, sta discutendo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per rilanciare il Paese, ove nel capitolo dedicato Digitalizzazione e Modernizzazione della Pubblica Amministrazione, con riferimento alla Giustizia, si prevede di “Accelerare, all’interno di un quadro di riforma condiviso”, Si prevede un Intervento denominato “Innovazione organizzativa della Giustizia” che si focalizza sull’istituzione dell’Ufficio del Processo e
su tre progetti di riforma del processo civile, dell’ordinamento della giustizia e del processo penale già da tempo pendenti in Parlamento e sui quali è ancora aperto il confronto.
Già la “riforma della giustizia civile” con riferimento al disegno di legge di delega presentato il 9 gennaio 2020 dal Governo, analizzata sia dalla task force di Colao sia dal gruppo di esperti di Cottarelli, era stata ritenuta insufficiente.
Se è noto che un economista illustre come Mario Draghi nel 2011 aveva già quotato che i ritardi della giustizia civile sono pari ad un punto di PIL all’anno ed è altrettanto vero che l’Europa ci chiede e condiziona l’accesso alla risorse del Recovery Fund (“Next Generation EU”) ad un piano di riforme che renda concretamente efficiente la risposta di giustizia in Italia, sembra naturale conseguenza che il Governo non possa esimersi dall’individuazione di obiettivi che possano immediatamente impattare sulla attuale asfittica situazione, ma soprattutto che abbiano la vocazione di un disegno di medio-lungo periodo, equilibrato e sostenibile.
Ci si domanda a questo punto come possa essere possibile che il dibattito politico, ancor prima di avvitarsi sulla governabilità politica del Paese, sia rimasto totalmente silente sui temi della giustizia.
La Presidente della Corte ha evidenziato la carenza di magistrati, che andrà ad accentuarsi sia per il massiccio pensionamento in corso, sia per il rallentamento dei concorsi, carenza alla quale il legislatore ha ritenuto di ovviare attraverso l’immissione di magistrati onorari in misura pari al 61,5% del numero dei magistrati togati.
Nel secolo scorso e precisamente in data 1 maggio 1995 entravano in funzione i Giudici di Pace nominati con decreto del Ministro della giustizia a seguito di una
selezione per titoli. Questi Giudici dovevano di fatto sostituire i Giudici Conciliatori mentre la maggior parte del contenzioso prima affidato ai Pretori veniva attribuito al Tribunale Monocatico.
Questa scelta, a distanza di 25 anni è, a mio modesto parere, risultata fallimentare. Fallimentare perché si è totalmente persa di vista la figura del Magistrato Onorario, giurista esperto che presta la propria opera per un periodo limitato di tempo, anche al fine di acquisire una esperienza che vada ad arricchire il proprio patrimonio professionale.
Si è creata, in un numero importante di Magistrati Onorari, l’aspettativa di un lavoro che, di proroga in proroga, ha assunto le caratteristiche di un lavoro subordinato nominativamente a tempo determinato e soprattutto sempre più impegnativo, vista l’estensione delle competenze che gradualmente sono state loro affidate.
Molti Colleghi hanno trovato in questa attività non più e non solo un arricchimento professionale ma uno sbocco lavorativo rispetto ad una professione che soffre una proletarizzazione oramai endemica.
L’immissione di un numero significativo di Magistrati Ausiliari, anch’essi temo votati a svolgere la loro attività con la medesima ratio, ha l’aggravante di affidare a “magistrati non per formazione” il compito di smaltire l’arretrato delle Corti d’Appello, inserendosi cioè in quel secondo grado di giudizio notoriamente già delicato nell’approcciare al percorso giuridico di un giudice di primo grado magari togato.
Nel tentativo di dare il proprio contributo al dibattito, l’Unione delle Camere Civili ha riproposto la creazione di Sezioni stralcio presso gli Uffici con maggiore carico di lavoro, presiedute da un magistrato in pensione o cassazionista e con la presenza di due avvocati.
Ancora una volta non si trae insegnamento dal passato: basta ricordare l’istituzione delle Sezioni Stralcio, negli anni 90, per concludere come le stesse non siano di certo riuscite a dare una prova performante del loro intervento sulla macchina giustizia. Desta interesse invece la proposta del C.N.F. di affidare ad arbitri lo smaltimento dell’arretrato, così rivitalizzando un istituto che, affidato agli avvocati e quindi a tecnici del diritto tuttora in attività, ha il merito di affidare al diritto la decisione e non ad un esercizio di mera composizione.
Ma anche volendo seguire la strada dell’immissione di “nuove forze giudicanti” a quale personale amministrativo queste potranno fare riferimento?
Anche qui sembra che non si veda come la costituzione di imbuti dal becco assai stretto non vada nel senso della efficienza e della rapidità.
Si pensi allo smart work così come è stato fatto svolgere al personale amministrativo della giustizia, quantomeno fino al mese di ottobre, senza la possibilità di accedere agli strumenti di gestione informatica delle cancellerie. La produzione dei magistrati si è trovata nel limbo della rarefatta pubblicazione dei provvedimenti e delle sentenze con ciò impedendo anche all’avvocatura di acquisire e porre in esecuzione le decisioni.
Parlare di riforme strutturali significa, prima di tutto, revisione delle piante organiche con acquisizione e ripartizione delle risorse che vada a coprire le lacune e non vada a dare ulteriore forza lavoro a chi ne ha proporzionalmente già a sufficienza.
Nel ringraziare il Consiglio dell’Ordine di Venezia per l’apporto di mezzi fornito, la Presidente mi ha indotto ad una riflessione su quella che è una prassi da sempre invalsa su tutto il territorio nazionale, e cioè di fornire supporto agli uffici per le necessità più varie: una Amministrazione dello Stato non può e non deve avere necessità di reperire aliunde i mezzi di cui ha bisogno per poter funzionare ed i mezzi per lo svolgimento della propria attività devono essere adeguati e performanti se si vuole dare una risposta efficiente ai cittadini ed alle imprese. Ciò non toglie che gli Ordini continueranno a supportare le esigenze degli Uffici ma sarebbe più utile che la collaborazione degli Ordini fosse focalizzata non solo sulle esigenze materiali ma su quelle del miglior funzionamento della macchina giustizia per risolvere i problemi organizzativi e di gestione, che insieme possono essere più facilmente individuati ed affrontati e da questo punto di vista Venezia ha da sempre costituito un esempio virtuoso.
La parola tanto cara alla Presidente della Corte “filiera” della “Comunità della giurisdizione” non può essere monca proprio della sua fonte primaria che è lo Stato. Ma il ruolo dell’avvocatura nella macchina giustizia non può essere invocato solo quando se ne chiede il sostegno, deve essere un ruolo compiuto ad ogni livello a partire dal “riconoscimento nella Costituzione”.
Spiace leggere che una magistratura minoritaria si schieri in battaglie di retroguardia per svilire il contributo dei componenti laici dei Consigli Giudiziari per privarli di quel diritto di tribuna che è dovrebbe essere invece invocato a garanzia dei cittadini e delle buone pratiche valutative dell’attività dei singoli magistrati, passo indispensabile per restituire forza, credibilità e autorevolezza all’esercizio della giurisdizione nel nostro Paese, evitando l’emersione di malcelati intenti di tutelare diritti di casta.
E perché questo ruolo sia effettivo occorre che la Professione sia regolata da una Legge Professionale adeguata ai tempi ma radicata nella tradizione.
Nel corso di una mia recente audizione alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati su alcuni progetti di riforma della Legge 31 dicembre 2012 n. 247, che ha ridisegnato l’ordinamento della professione forense, ed è ancora un “cantiere aperto” in attesa di una serie di provvedimenti di attuazione, in tema di accesso alla professione con riferimento alle modalità di svolgimento dell’esame di abilitazione, ho condiviso l’auspicio degli estensori di detti progetti di legge, di volere una Avvocatura maggiormente al passo con i tempi, in un mondo in continua evoluzione, ma ho dichiarato con fermezza che non si può consentire, oggi meno che mai, che essere al passo con i tempi debba constare in una facilitazione all’accesso nell’avvocatura a scapito della preparazione dei futuri avvocati, laddove lo Stato mantiene doverosamente alto il livello di selezione dei Magistrati con i quali giornalmente i nostri giovani sono chiamati a confrontarsi. Sono convinto che noi per primi dobbiamo esigere che il confronto avvenga ad armi pari.
Particolarmente efficace è stata anche la successiva audizione del Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Vicenza Alessando Moscatelli sulla medesima questione, con spunti propositivi anche in ordine alla necessità di una formazione anche gestionale dell’avvocato che è oggi più che mai amministratore del proprio studio,
Anche con riguardo alle specializzazioni, certamente concettualmente qualificanti per la categoria e per la sua immagine nei confronti dei cittadini, il percorso di attuazione della legge professionale resta costellato di incertezze e soprattutto non sembra avere chiaro quale sia l’obiettivo da perseguire, anche all’interno dell’avvocatura, già divisa in concreto in macro aree di specializzazione: civile, penale, lavoro, amministrativo, e tributario in primis. Bisogna quindi comprendere quale vuole essere il fine di attribuire “l’etichetta” di specialista, quale sia l’interesse sotteso ed a chi faccia realmente capo e, soprattutto visto lo stato in cui versa l’avvocatura, se sia ancora una questione così basilare per risolvere i problemi dell’avvocatura medesima.
Problemi che si acuiranno sempre di più se non si risolve il problema dell’equo compenso. L’abolizione dei minimi di tariffa ha aperto una voragine che la crisi ha reso oramai profondissima. La mente che ha reso possibile questa improvvida destabilizzazione ha completato l’opera di erosione della capacità reddituale degli avvocati con la previsione della costituzione delle società tra professionisti con socio di capitali. Banche ed Assicurazioni si sono viste servire un piatto di portata che vale un intero pranzo potendo finalmente gestire manipoli di colleghi a basso costo per affidare loro il contenzioso ed abbattere il prezzo da pagare per attingere dal libero Foro, ottenendo anche il beneficio di non avere il costo fisso di uffici legali di numero adeguato a servire il territorio nazionale, spalmando il costo in società partecipate. In un sistema così poco stabile e variegato, appare un obiettivo assai ambizioso quello di perseguire quella “giustizia predittiva” che sarebbe sicuramente un pilastro di stabilità e orientamento per operatori del diritto e cittadini.
Troppe variabili portano a vedere questo obbiettivo irragiungibile per l’attuale macchina giustizia. Il legislatore stesso si pone quale primo elemento ostativo ad una cristallizzazione predittiva delle decisioni, che trovano infinite variabili non solo nella costante opera di interpretazione integrativa delle norme da parte dei Giudici – che divengono sempre di più loro stessi legislatori con ciò creando un cortocircuito istituzionale che vede la politica prendere atto a posteriori di quanto oramai la giurisprudenza ha già codificato -, ma anche per i molteplici interventi della Suprema Corte di segno opposto, che neppure le Sezioni Unite spesso e volentieri portano a ricondurre a principi comuni.
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Ritengo doveroso rivolgere un ringraziamento i rappresentanti del nostro distretto presso il C.N.F. e l’O.C.F per l’attività che hanno svolto anche in questo periodo emergenziale .
Nei primi giorni dell’anno sono state presentate “Le Proposte del C.N.F. per il Piano Nazionale di ripresa e resilienza”. Alcuni dei temi sono oramai da tempi immemorabili sui vari tavoli di confronto con la politica e la magistratura: si pensi ai riti alternativi, al già accennato smaltimento dell’arretrato affidato ad arbitrati, alla necessità di una formazione manageriale dei capi degli uffici giudiziari, all’affidamento ai professionisti di alcune procedure o fasi vedi i decreti ingiuntivi e cosìconunapremessadifondo “Seilpuntodipartenzasonole«buoneriforme»,per potenziarne gli effetti bisogna cambiare radicalmente la filosofia di intervento e individuare come obiettivo finale la persona e il suo bisogno di tutela. La proposta del Consiglio nazionale forense volta al raggiungimento di questo risultato attraverso tre coordinate essenziali strettamente interconnesse ossia quelle della razionalizzazione e semplificazione dell’esistente, dell’investimento nell’organizzazione della giustizia, nell’implementazione delle professionalit di alto livello e delle competenze specifiche degli operatori del settore.”. Principi sui quali si attende, come già detto, l’apertura di un serio dibattito politico ed anche, come richiesto dall’Organismo Congressuale Forense, un confronto con l’Avvocatura affinché possa fare proprie queste istanze alle quali dovrà dare contenuto operativo.
Un ringraziamento sentito va ai Presidenti degli Ordini degli Avvocati del Distretto con i quali abbiamo affrontato con grande spirito di collaborazione, e spesso risolto, le difficoltà – e non sono state poche -, che hanno reso assai faticosa la pur parziale ripresa dell’attività, gestendo assieme ai Capi degli Uffici dei loro Circondari tutta la fase organizzativa che ha portato alla ripresa dell’attività di udienza.
Altrettanto è a dirsi per le Associazione Forensi e le Camere territoriali che, a loro volta, hanno fatto da tramite tra gli iscritti e l’Ordine collaborando a fornire possibili soluzioni alle emergenze che giornalmente si sono presentate.
Un grandissimo ringraziamento va ai miei Consiglieri che sono stati un motore indispensabile nel travagliato anno appena trascorso dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Venezia, sempre in prima linea nell’offrire il proprio fattivo contributo per un sicuro ed effettivo esercizio della funzione giurisdizionale, con un lavoro che è stato davvero enorme e che ritengo opportuno seppur sommariamente ricordare con ciò di fatto accomunando tutti gli Ordini del Distretto che hanno dovuto affrontare le medesime incombenze emergenziali.
All’affacciarsi dell’emergenza sanitaria da Covid-19, il Consiglio ha subito richiesto lo scaglionamento delle udienze e l’attivazione di altre misure volte ad evitare pericolosi assembramenti all’interno degli Uffici, così da salvaguardare il diritto alla salute di tutti gli operatori della Giustizia (Avvocati, Magistrati e personale amministrativo), nonché di tutti coloro che in qualità di parti, testimoni, consulenti e periti frequentano le sedi giudiziarie.
Quando il Paese è stato stretto nella morsa del lock-down, si è dovuto fare i conti con la nota inadeguatezza logistica dei Palazzi di Giustizia veneziani e, soprattutto, con la scarsità delle risorse finanziarie e di personale che affliggono in particolar modo il Distretto Veneto e che hanno reso ancor più difficoltosa la fase della rimodulazione delle attività di udienza e di quelle di cancelleria.
Ciononostante, il Consiglio, grazie anche all’apporto delle Associazioni forensi, ha profuso ogni sforzo per portare a compimento i necessari protocolli organizzativi e fornire tutti i pareri richiesti dai singoli Uffici Giudiziari, entrando sempre nel merito e mai lasciando intentata la possibilità di incidere su detti provvedimenti per ottenere tutto quanto possibile affinché l’attività giudiziaria e le attività amministrative ad essa funzionali potessero riprendere e proseguire in sicurezza.
Tutto ciò è stato perseguito in unità d’intenti con i vertici degli Uffici Giudiziari, attraverso un confronto continuo, leale e costruttivo, che ha sempre messo al primo posto gli interessi dei fruitori del sistema Giustizia.
Il 4 marzo 2020, all’alba dei primi effetti della pandemia, abbiamo sperimentato con i Magistrati della Corte d’Appello le udienze da remoto diventando un punto di riferimento sul territorio nazionale con il primo tutorial per la piattaforma Teams.
Abbiamo sottoscritto con la Presidente della Corte d’Appello e con il Procuratore Generale della Repubblica un Protocollo d’intesa per lo svolgimento delle udienze penali da remoto che ha mantenuto, per quanto possibile, intatte le garanzie costituzionali, lasciando ai difensori sempre la possibilità di scegliere la via del processo in aula.
Abbiamo sottoscritto con la Presidente del Tribunale per i Minorenni di Venezia ed il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, Protocolli d’intesa per lo svolgimento delle udienze da remoto, sia per il settore civile che per quello penale.
Abbiamo portato avanti unitamente ai Magistrati della Corte d’Appello un protocollo per le udienze civili che conserva tuttora l’ambizione di tracciare linee comuni in tutto il Distretto della Corte di Appello, nel rispetto di tutti i protocolli circondariali, in modo da consentire ai Colleghi che operano nei vari Tribunali, di potersi riferire a principi comuni.
Abbiamo sottoscritto con il Presidente del Tribunale di Venezia, che ringrazio particolarmente per essere un costante punto di riferimento di interlocuzione con l’Avvocatura, sempre disponibile ad una fattiva collaborazione per la soluzione dei giornalieri problemi, un Protocollo per lo svolgimento delle udienze civili tramite collegamento da remoto e tramite trattazione scritta.
Abbiamo contribuito a perfezionare il sistema di prenotazione telematica delle udienze di convalida di sfratto e delle udienze di pignoramento presso terzi, nonché il sistema di prenotazione degli accessi all’U.N.E.P. di Venezia.
In collaborazione con la Procura della Repubblica di Venezia, abbiamo attivato il servizio di richiesta e trasmissione telematica delle certificazioni relative alle iscrizioni sul Registro delle notizie di reato a norma dell’art. 335 C.p.p., nonché il servizio di richiesta di appuntamento per l’accesso alla cancelleria della Procura della Repubblica di Venezia.
Su richiesta del Presidente Vicario della Corte d’Appello di Venezia, abbiamo predisposto una lista di avvocati “volontari” che fossero disponibili a rendersi sostituti, ex art. 102 c.p.p., così da sopperire alle esigenze emergenziali ed assicurare il divieto di assembramento ed il mantenimento di distanze minimali predeterminate tra le persone.
Abbiamo favorito l’avvio del processo penale telematico, offrendo tutto il supporto tecnico necessario sia ai nostri iscritti che agli Uffici giudiziari.
Abbiamo avviato, in collaborazione con le cancellerie ed i Magistrati della Corte d’Appello e del Tribunale, la fase di sperimentazione di una “APP” multifunzione per smartphone contenente plurime utility, tra cui quella denominata “salta code udienze” che ci permette di monitorare in tempo reale lo svolgimento dell’udienze sul ruolo, e quelle che consentono la prenotazione degli accessi nelle cancellerie, con l’obiettivo di evitare assembramenti sia all’esterno che all’interno dei Palazzi di Giustizia.
Siamo convinti, poiché in perfetta sintonia con la Presidente Marini vediamo “la crisi come un’opportunit ”, che le virtuose prassi instaurate in questi mesi non verranno abbandonate al termine della pandemia ma costituiranno una florida eredità per il futuro, purchè non si confonda il concetto di emergenza con quello di eccezione e si prenda dalla sperimentazione emergenziale quello che non possa avere ricadute sul diritto alla difesa e sulla dialettica delle parti in un giusto processo.
Non posso dimenticare di rivolgere un grazie sentito al Sindaco di Venezia che ha inaugurato lo scorso 11 settembre la Nuova Casa dell’Ordine degli Avvocati di Venezia in una finestra temporale che ci aveva illuso che il peggio fosse passato.
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La Presidente della Corte celebra oggi una inaugurazione emotivamente importante che certamente resterà nel suo cuore, come testimoniano le parole che ha dedicato alla Toga che ha offerto in dono alla Corte.
Ma quella Toga che oggi ha indosso, la indosserà sempre come una seconda pelle al di là delle incombenze legate alla legge sui limiti anagrafici al proprio servizio, perché è un Magistrato che ha amato e ama la sua Professione.
Ho avuto modo di poter condividere con Lei Signora Presidente alcune delle pagine più difficili della recente storia nazionale e veneziana, tutte concentratesi in questi lunghi mesi, a partire dall’”Acqua Granda” del 2019 e sono convinto che mancherà a Venezia quell’impulso di forza volitiva che ha impresso a tutte le attività che ha intrapreso in questi quattro anni, e sono davvero numerose, lasciando a chi Le succederà un patrimonio di progetti che sono stati tutti avviati su solide basi. L’onestà intellettuale che ha dimostrato anche nel commentare le vicende che hanno travolto il CSM e che sembrano ben lungi dal trovare una soluzione, dimostrando come il rapporto tra magistratura e politica sia una pastoia dalla quale oramai ne l’un potere nell’altro riescano a fare a meno. Ciò anche per colpa di quella “porta girevole” – come il Presidente Flick nel suo recente libro “La Giustizia in crisi: dalla Pandemia quali opportunità da cogliere, con quali intese?” l’ha definita -, porta girevole utilizzata in questi anni troppo di frequente dai magistrati entrati in politica.
Abbiamo bisogno di “scribacchini” che possano dirigere gli Uffici Giudiziari, con l’esperienza di chi ha saputo pronunziare sentenze ed ha assimilato dall’interno la complessità dell’organizzazione burocratica, uniti a quel necessario carisma che attua quell’amalgama vincente che Lei Presidente ha dimostrato di saper sintetizzare.
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Nel ringraziarvi per l’attenzione mi associo all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020 nella convinzione, quest’anno, che la buona volontà di tutti lo renda migliore di quello trascorso anche perché sarebbe davvero difficile il contrario.
INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2021 30 gennaio 2021
intervento del Presidente Distrettuale degli Ordini Forensi avv.Michele Russolo
Signora Presidente della Corte d’Appello,
Signor Procuratore Generale,
Rappresentanti del Ministero, della Regione e del CSM, Signori Magistrati, anche onorari, e Autorità tutte,
sono onorato di porgere anche quest’anno il saluto dell’Avvocatura di Trento e dell’intero Distretto del Trentino-Alto Adige a loro, qui presenti, anche da remoto, e a coloro che vorranno assistere tramite i siti web della Corte e della Procura Generale a questa cerimonia con tratti vagamente surreali dettati dal distanziamento e dall’assenza di quel pubblico che partecipa ogni anno con vivo interesse, certamente più sobria rispetto agli anni passati ma comunque solenne, in quanto, per usare le parole del CSM, “autentico momento di riflessione sui complessi temi della giustizia e di pacato confronto fra magistrati, avvocati ed esponenti delle istituzioni”.
La Signora Presidente della Corte è solita concedere la parola, a conferma del solido rapporto di collaborazione e stima tra la Magistratura e l’Avvocatura locale, ai Presidenti dei Consigli dei tre Ordini del Distretto; quest’anno a causa delle restrizioni imposte rappresenterò l’intera Avvocatura distrettuale, e confido di riuscire nell’intento di fornire un quadro, per quanto necessariamente sommario, comunque quanto più aderente alla realtà della situazione nei vari uffici del Distretto. Per lo svolgimento di tale compito, mi sono confrontato con i presidenti degli Ordini di Bolzano e Rovereto, e con le relative Camere Civili e Penali, le cui indicazioni trasferirò in questo mio breve intervento.
Un anno fa, durante la medesima cerimonia, ci confrontammo sullo stato del servizio Giustizia nel nostro distretto, che non esitai a definire prossimo all’eccellenza, ammonendo tuttavia del rischio di un possibile vortice negativo dell’attività giurisdizionale trentina, a causa di una serie di contingenze
sfavorevoli, prima tra tutte il previsto pensionamento di ben sette cancellieri, che avrebbero dovuto esser sostituiti dalla Regione, e formati nell’ambito dell’avviato Processo Formativo per il personale degli Uffici Giudiziari a cui la Presidente ha fatto cenno, e che pur ha svolto un servizio utile e pressoché ininterrotto. Nel giro di poche settimane la vita, non solo professionale, di noi tutti è stata stravolta, ogni piano è stato scombinato, ogni progetto abbandonato, il concorso pubblico per assunzione di assistenti giudiziari indetto dalla Regione interrotto, per disposizione normativa (riproposta a fine 2020, e ancora vigente).
In questo quadro, desolante, la giurisdizione, che ieri la presidente del CNF avvocato Maria Masi ha definito “strumento di garanzia e di equilibrio nell’ottica della risoluzione dei conflitti”, ha patito più che mai le già presenti carenze di risorse umane e strutturali, che anche a causa dell’emergenza sanitaria non è stato possibile tamponare. E l’Avvocatura, nel periodo del lockdown primaverile e in quello immediatamente successivo, ha sofferto forse più di ogni altra categoria l’impossibilità di svolgere la propria attività, incapace, a fronte della paralisi del servizio Giustizia, di garantire alla parte assistita la tutela dei diritti che la stessa aveva affidato, con fiducia, alle cure del proprio difensore.
La situazione che si venne a creare, la preclusione all’esercizio dell’attività difensiva, fu fonte di disagio, di stress, di frustrazione per avvocati e assistiti ma, come spesso accade nelle difficoltà, ci spinse a reagire e a modificare le nostre abitudini, ci avvicinò a strumenti nuovi per l’esercizio della professione, ci rese più efficienti e permise sinanco a Governo e Ministero di introdurre misure – penso ad esempio al deposito degli atti telematici penali, all’imminente avvio del processo telematico avanti la Cassazione, alla recente introduzione della formula esecutiva telematica, che necessita probabilmente, lo dico abusando della presenza del dottor Leopizzo – che, senza l’emergenza, avrebbero richiesto anni per essere adottate. Sin da subito l’Avvocatura ha apprezzato ogni nuova misura funzionale a rendere più efficiente l’attività, ma al contempo ha contrastato non tanto l’adozione in un momento storico caratterizzato dalla lotta alla pandemia, quanto il mantenimento anche in fasi successive, di misure tese a sacrificare, sull’altare del mero efficientismo, le indefettibili garanzie difensive. In questo senso l’Avvocatura del Distretto auspica di poter tornare a frequentare di persona le aule, consapevole che, soprattutto nel processo penale, ma anche nei procedimenti in cui si trattano questioni di famiglia, o attinenti diritti dei minori, la presenza dell’avvocato e del magistrato in aula è necessaria, per un giusto processo, per una effettiva difesa, per la piena tutela dei diritti dell’assistito. Il pieno svolgimento del confronto processuale, ancorato alle garanzie ed espressione di diritti non comprimibili, è essenziale, nell’esercizio della giurisdizione; i principi costituzionali di oralità e di immediatezza sono irrinunciabili, veri baluardi del giusto processo.
In poco meno di un anno, quel servizio Giustizia prossimo all’eccellenza ha subito, in molti settori, un declino preoccupante, indistintamente nei tre Fori. Le inefficienze della Giurisdizione e l’inadeguatezza della logistica giudiziaria sono emerse con forza proprio nel momento in cui società, in grave difficoltà, aveva bisogno di fare affidamento sul regolare esercizio dell’attività giudiziaria. Ciascuno di noi è consapevole che la pandemia ha aggravato le conseguenze di carenze di organico non sempre prevedibili, sia di personale amministrativo che di Magistrati, tuttavia l’impressione diffusa è che alcuni uffici siano non solo e non tanto carenti di personale, quando privi di coordinamento. Tra pochi giorni cesserà la sospensione dei concorsi pubblici, e il concorso per l’assunzione di assistenti giudiziari riprenderà – assicurano dalla Regione – a pieno regime; dovrebbero poi essere avviate le selezioni per ausiliari e operatori; confidiamo sinceramente che nei prossimi mesi vi sia da questo punto di vista una svolta concreta, che possa far sì che iniezioni di forza lavoro possano contribuire al ripristino di buoni gradi di efficienza dei servizi.
- Oggi, invero, a Trento e Rovereto le cancellerie della volontaria giurisdizione, che si occupano di tematiche particolarmente delicate coinvolgenti soggetti deboli e di particolare fragilità, meritevoli di pronta protezione, sono ormai vicine alla paralisi, incapaci persino di trasmettere i fascicoli ai magistrati, se non con ritardi certamente non usuali;
- non molto migliore la situazione nelle cancellerie civili ove, malgrado gli accessi siano contingentati e le telefonate limitate a un paio d’ore al giorno, il personale non è in grado di smaltire il ritardo accumulato durante il lockdown;
- a Trento vengono segnalati gravi ritardi nelle assegnazioni delle cause, specialmente in materia di separazione e divorzi e di Lavoro, ai Giudici del Tribunale civile che peraltro sconta una scopertura di ben 5 magistrati su 13 costituenti la pianta organica, peraltro in conseguenza del passaggio di due giudici alla sezione penale;
- a Bolzano gravi criticità vengono riscontrate nei procedimenti esecutivi presso terzi, con rinvii delle udienze a distanza di molti mesi; il medesimo problema, pur con uno solo dei 4 GOT a cui sono affidate le esecuzioni mobiliari, è registrato anche a Trento;
- ritardi, in linea generale, vengono segnalati negli uffici dei Giudici di Pace di Trento e negli uffici periferici, ove la situazione è drammatica, con un solo giudice a coprire due o tre uffici; da tempo si chiede a gran voce, vanamente, il ripristino delle piante organiche dei Giudici di Pace; l’intervento non è più procrastinabile;
- il ricorso strutturale e tabellare alla Magistratura onoraria, che già lo scorso anno definimmo non condivisibile, prosegue ed anzi è aumentato in maniera rilevante, inversamente proporzionale alla riduzione del numero di Magistrati togati; giusto o sbagliato che sia un ricorso così massiccio ai GOT, certo non è accettabile che gli stessi Magistrati onorari siano privi di garanzie previdenziali e di tutele, a dispetto del lavoro di grande responsabilità che sono chiamati a svolgere;
- sul fronte carcerario, sia a Trento che a Bolzano sono state fortemente ridotte, a causa dell’emergenza, le attività trattamentali e rieducative, con grave pregiudizio specialmente sul fronte delle funzione rieducativa della pena; le condizioni di promiscuità in cui si trova a vivere la popolazione carceraria tramuta i detenuti in soggetti particolarmente deboli, con conseguente necessità di procedere appena possibile alla loro vaccinazione.
Il malcontento generale serpeggia tra i colleghi che, indistintamente, manifestano non solo in plurime comunicazioni ai Consigli degli Ordini, ma anche in segnalazioni formali, un tempo rare, oggi sempre più frequenti. Auspico, e con me i Colleghi avvocati Monica Aste e Franco Biasi, che con lo sforzo di tutti si possa ben presto tornare a quei livelli di eccellenza che sino a non molto tempo fa caratterizzavano i nostri uffici giudiziari: covid e scoperture non devono essere un alibi per giustificare la poca qualità dei servizi resi, ma uno stimolo a garantire una miglior efficienza e qualità, come avvenuto in alcuni ambiti, come negli uffici di questa Corte e della sua sezione distaccata bolzanina, o come nei Tribunali di Sorveglianza, sia a Trento che a Bolzano, che pur hanno visto un aumento dei procedimenti iscritti nel 2020.
Se in qualche modo il Consiglio dell’Ordine e l’Avvocatura possono contribuire a migliorare il rendimento e la produttività del servizio Giustizia saremo certamente disponibili a fare la nostra parte. Del resto posso assicurare che mai come quest’anno i Consigli degli Ordini del Distretto hanno fatto quanto in loro potere per agevolare l’attività di Magistrati e Cancellerie e, ovviamente, dei colleghi; si pensi (i) ai continui confronti con i capi degli uffici, nel periodo immediatamente successivo al lockdown quando il parere del Consiglio era necessario per l’adozione delle misure anti contagio, (ii) alla stipula di accordi e protocolli, soprattutto in ambito penale, anche grazie all’affiancamento delle camere e delle altre associazioni maggiormente rappresentative, (iii) alla pubblicazione dei ruoli dei magistrati, per permettere agli iscritti di conoscere in anticipo l’orario delle udienze ripartite nel corso della mattinata e sollevare le cancellerie in difficoltà dall’adempimento delle comunicazioni ai singoli legali, (iv) sinanco il conferimento di incarico a una cancelliera recentemente andata in pensione perché facesse formazione a chi le subentrò, per la gestione delle istanze di ammissione al patrocinio a spese dello stato in materia penale, ferme da mesi.
Proprio per questo connaturato desiderio di rendersi utile nell’interesse del servizio Giustizia (di cui gli avvocati si sentono attori, non clienti!), e non certo per autoreferenzialità, l’Avvocatura del Distretto un paio di mesi or sono propose di fornire il proprio contributo per la più efficiente organizzazione e gestione della istituenda Agenzia Regionale della Giustizia, a cui dovrà essere affidata la gestione della delega in materia di attività amministrativa e organizzativa degli uffici giudiziari della Regione. Non possiamo nascondere la cocente delusione che l’Avvocatura locale patì quando dovette constatare che a livello politico tale disponibilità venne respinta. Gli Avvocati ritenevano, e ritengono tutt’ora, di poter fornire un concreto contributo all’organizzazione del servizio, in quanto collettori delle segnalazioni dei principali fruitori del servizio e certamente in grado di fornire un punto di vista qualificato per la gestione amministrativa e organizzativa degli Uffici Giudiziari. Abbiamo preso atto della scelta effettuata, e restiamo in ogni caso a disposizione per qualsiasi esigenza, anche in termini di partecipazione all’organo consultivo che pare verrà costituito a latere dell’Agenzia. Indipendentemente dall’esito della votazione in Consiglio, noi Avvocati non possiamo che auspicare che l’istituzione dell’Agenzia Regionale della Giustizia possa garantire i medesimi ottimi risultati conseguiti in altri settori nel quale è stato adottato il modello di governance dell’Agenzia.
Non di sole criticità è caratterizzata la Giurisdizione Trentina: il rapporto di leale ed effettiva interlocuzione e collaborazione tra Avvocatura e Magistratura, e in particolare – posso dire a titolo personale – con la Signora Presidente della Corte e il Signor Procuratore Generale trova conferma di giorno in giorno e costituisce per noi Avvocati una nota particolarmente lieta, e ci permette di considerare molto lontane dalla nostra realtà le svilenti vicende di altre Corti italiane ove agli avvocati viene sinanco revocato il diritto di tribuna nei Consigli Giudiziari.
Di uffici particolarmente virtuosi ho già detto, e allo stesso tempo devo dire che, dopo iniziali criticità da parte di alcuni Magistrati delle sezioni civili, anche il distanziamento delle udienze, ripartite nel corso delle mattinate, ha raggiunto buoni livelli, in grado di evitare pericolosi assembramenti. A Bolzano, in particolare, mi viene riferito come vi sia stato un netto miglioramento a livello organizzativo sia in Tribunale che nell’ufficio del Giudice di Pace, con distribuzione delle udienze non solo nel corso della mattinata, ma anche nell’arco della settimana.
Dal punto di vista delle strutture, un plauso non solo ai Capi di Corte, che a tali interventi danno impulso, ma anche a Regione e Provincia, per le rispettive competenze, per lo sblocco del progetto del Polo Giudiziario e per gli interventi di adeguamento tecnologico dell’Aula Magna, con ripristino degli impianti audio e video, in atto in questi giorni. Aula Magna al centro di polemiche che credo siano conclusivamente state smentite dal vastissimo utilizzo autorizzato dalla Corte per la celebrazione di udienze in sicurezza.
Mi unisco, in conclusione, ai ringraziamenti della Corte a Regione e Uffici del Ministero; mi sia inoltre permesso di spendere una parola per le organizzazioni sovraordinistiche, quali Unione Triveneta, CNF e OCF, che in quest’ultimo anno, malgrado le difficoltà, hanno continuato a svolgere le loro attività, anche a servizio dei Consigli degli Ordini territoriali. Anche Cassa Forense merita un ringraziamento, per i bandi assistenziali pubblicati in questo anno di emergenza, e per le somme stanziate per progetti funzionali ad agevolare la ripresa; con detti contributi il Consiglio dell’Ordine ha adeguato la sala del Consiglio e la saletta che verrà dedicata ai colleghi, ha realizzato una piattaforma per la formazione a distanza, ha acquistato mascherine per tutti gli iscritti e progettato una app che verrà messa a disposizione a breve, che permetterà agli iscritti di ricevere notifiche push delle notizie che verranno pubblicate sul sito istituzionale (utile, in particolare, sino a quando il Consiglio continuerà a pubblicare i ruoli dei singoli magistrati, a beneficio degli iscritti).
Vorrei concludere facendo mie le parole di chiusura del discorso di ieri della presidente del CNF all’inaugurazione dell’anno giudiziario avanti la Corte di Cassazione:
“Viviamo un tempo in cui è facile cedere alla tentazione del pessimismo eppure, se siamo consapevoli dei valori che siamo chiamati a difendere – e sono quelli espressi (e non solo enunciati) dalla nostra Carta – l’eguaglianza, la libertà, la solidarietà, sono certo che troveremo il modo, responsabilmente e con il massimo impegno, vocati al corretto funzionamento della giustizia, di rendere possibile la realizzazione di un nuovo o meglio rinnovato concetto di comunità della giurisdizione e, per l’effetto, di un nuovo rinnovato concetto di Democrazia”.
Auguro a tutti un buon lavoro, e un ottimo nuovo anno giudiziario.
Alessandro Cuccagna
Discorso per l’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2021 Eccellentissimo Signor Presidente della Corte
Eccellentissimo Signor Procuratore Generale
Eccellentissimo Signor Avvocato Generale
Illustrissimi Magistrati, Autorità, Colleghe e Colleghi
Gentili Signore e Signori
“Nessun uomo è un’Isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra. Se una Zolla viene portata dall’onda del Mare, l’Europa ne è diminuita, come se un Promontorio fosse stato al suo posto, o una Magione amica o la tua stessa Casa. Ogni morte d’uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell’umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana. Essa suona per te.”
Le parole che precedono sono state scelte da Ernest Hemingway per far comprendere il significato del perché del titolo del suo romanzo “Per chi suona la campana”, che descrive le vicende del volontario Robert Jordan, professore universitario, ambientate durante la Guerra Civile in Spagna, il tema è quello dell’amore e della morte, cui si aggiunge quello dell’impegno sociale ed anche politico.
L’anno appena trascorso è stato fortemente connotato dagli effetti della pandemia, che ha messo a nudo le fragilità del nostro sistema, ma questo non ci deve far deflettere da quello che è l’impegno e dalle promesse che abbiamo assunto.
Non avrei quindi molta difficoltà a dire che le considerazioni già da me espresse l’anno scorso, in questa sede, sarebbero adeguate anche alla nuova occasione.
Permettetemi ora di ricordare il sacrificio di Zakia Herawi e Qadria Yasini, morte in una fredda giornata di gennaio di quest’anno a Kabul e il loro ricordo serve a rendere onore a tutte le altre vittime di violenza e soprusi e violazioni dei diritti umani perpetrate nel mondo.
Dopo l’invasione dell’Afghanistan da parte della Russia, in particolare dopo i fatti dell’11 settembre la comunità internazionale, in principalità gli Stati Uniti ed altri Paesi alleati, tra i quali l’Italia, sono intervenuti in Afghanistan con la promessa di proteggere il diritto degli afghani a muoversi, a ricevere un’istruzione, in buona sostanza a vivere liberi.
Si può dissentire o meno su tali interventi ma, in occasione degli stessi, si sono fatte delle promesse che oggi, a fronte di intervenuti accordi in forza dei quali si è avuto un progressivo disimpegno dei paesi che ivi avevano inviato propri contingenti, ha fatto sì che, di fatto, venissero abbandonate alla loro sorte quelle persone che avevano, e hanno confidato, in quelle promesse.
Zakia Herawi e Qadria Yasini erano Magistrate addette all’Ufficio Studi della Suprema Corte, esse sono state colpite proprio per il loro ruolo e per l’essere donne.
Se non vi sarà un cambiamento di rotta, è probabile, così come già sta accadendo, che le uccisioni diventeranno sempre più frequenti e andranno a colpire le persone che si erano fidate delle promesse e che oggi vedono il nostro agire come una sorta di tradimento.
L’altr’anno avevo parlato di una condivisa cultura della Legalità, della Giurisdizione e dei principi generali fondanti il nostro Ordinamento, posti a tutela dei diritti e delle libertà di tutti i cittadini; non mantenere fede agli impegni e alle promesse rappresenta, e lo dico con tristezza, un altro esempio di tradimento.
E’ forse giunto il momento, sempre che non sia già tardi, di chiederci e di indicare non cosa può fare il Governo per il sistema giustizia, ma cosa possono fare i Giudici e gli Avvocati per garantire la giustizia ed un sistema che funzioni.
Mi permetto di osservare che alcune esternazioni di un rappresentante della Magistratura Requirente, riprese dagli organi di informazione a latere di un inchiesta giudiziaria che ha coinvolto anche politici di livello nazionale, non paiono in linea con la cultura della giurisdizione, posto che l’azione delle Procure deve sempre avere quale faro, quello delle garanzie e dei diritti, essendo demandato ai Giudicanti di verificare, nel contraddittorio, la validità del teorema accusatorio.
Per quanto attiene al processo penale, l’anno 2020 è stato un anno molto particolare, oltre all’entrata in vigore della nuova normativa sulla prescrizione, ha avuto ingresso la normativa emergenziale che ha contemplato il processo da remoto, con la conseguente smaterializzazione dell’udienza dibattimentale.
Gli avvocati, ed in particolare l’Unione delle Camere Penali Italiane, hanno espresso chiaramente il loro punto di vista contrario a un’applicazione massiva di tale pratica e, quantomeno in questo Distretto, si deve dare atto
dell’attenzione che la Magistratura ha usato nell’utilizzo di tale strumento che presenta, sotto un profilo tecnico e anche sotto un profilo di diritto, più di qualche criticità, si badi bene, non siamo contrari all’utilizzo della tecnologia, ma la tecnologia deve essere al servizio della Giurisdizione e del processo, del confronto dialettico in aula, non può sostituirsi a questo.
Si legge di ipotesi di riforma del settore civile e di quello penale, che paiono declinate su un preteso e presunto efficientismo a scapito della tutela dei diritti fondamentali; e qui ritorno a quanto dicevo prima, è possibile che non si senta la necessità di coinvolgere in una riforma organica del sistema Giustizia la voce della Magistratura, al pari di quella dell’Avvocatura e dell’Accademia?
Mi chiedo, e vi chiedo, se il tentativo di restringere ulteriormente le maglie dell’impugnazione penale in grado d’appello, prevedendo, tra le altre, la necessità di una procura speciale per tale grado, sia conforme ai principi generali del nostro Ordinamento e rispettoso dei principi enunciati dalle Corti di Giustizia Europee, non nascondiamoci dietro a un dito, moltissime delle difese d’ufficio, se dovesse essere approvata tale riforma, sarebbero destinate a concludersi in primo grado, e questo rappresenta un vulnus per un Paese che si ritiene civile.
Non può essere tollerata l’idea che esercitare un diritto, eccepire una nullità, proporre un’impugnazione costituiscano una perdita di tempo.
Ecco perché abbiamo bisogno di una riforma organica e non di una serie di interventi che paiono dettati più che da una visione, dalla pressante necessità del momento.
A tale riguardo, permettetemi di spendere due parole sugli esami di abilitazione per l’accesso alla professione forense, la cui data è stata posticipata dal dicembre scorso ad aprile di quest’anno.
E’ evidente, a chi vi parla, che dovrà adottarsi una soluzione
transitoria, sotto questo profilo molte sono state le proposte dell’Avvocatura; personalmente condivido quella promanante dal Consiglio dell’Ordine di Milano, che trovo estremamente equilibrata, in quanto garantisce un’adeguata verifica e, al contempo, una speditezza nelle procedure esaminatorie.
La situazione emergenziale vissuta nel 2020, e qui mi ricollego a quanto avrebbe detto il Presidente Francesco De Benedittis – cui sarebbe spettato, in forza di un comune intendimento enunciato lo scorso anno, il compito di parlare a nome dei quattro Ordini del Distretto –, ha fatto sì che il rapporto tra i vertici della Corte d’Appello, dei Tribunali del Distretto e dell’Avvocatura, si rivelassero sempre più stretti, collaborativi e proficui.
In particolare sono stati adottati tutta una serie di protocolli ed indirizzi operativi che hanno consentito, pur con molte difficoltà, di non bloccare in toto l’attività giuridisdizionale, in particolar modo nelle materie più delicate ed urgenti, ed un tanto sia nel settore civile che nel settore penale.
Sotto questo profilo si evidenzia che i protocolli adottati per lo svolgimento delle udienze civili hanno consentito lo svolgimento dell’attività originariamente programmata e poi sospesa, facendo fronte pure ai nuovi carichi tenuto conto che, nel periodo di “lockdown”, i Magistrati si sono fortemente adoperati per smaltire l’arretrato.
Le criticità più evidenti emergono nel settore amministrativo che sconta purtroppo una generalizzata riduzione di organico, cui sino ad oggi, nonostante gli sforzi, non si è riusciti a porre rimedio; le pur condivisibili e condivise iniziative adottate per razionalizzare gli accessi alle cancellerie, consentire nell’intento di rendere il più essenziale il front-office, ritenuto foriero di notevole onere lavorativo, hanno però solo parzialmente ridotto i disagi nella fruizione dei servizi amministrativi e non hanno consentito, quantomeno allo stato, una svolta radicalmente positiva al miglioramento del servizio.
Pur in presenza di una maggiorata, e senz’altro dal Foro apprezzata condivisione, anche a livello amministrativo, degli sforzi intesi a sopperire alle obiettive carenze di organico, non possono essere sottaciute alcune sacche di resistenza, rispetto agli sforzi di efficientamento, che appaiono vieppiù stridenti se collocate in un contesto emergenziale, che richiederebbe un impegno corale positivo e proattivo di tutti i protagonisti del servizio giustizia con un approccio più moderno e funzionale all’utenza.
Quanto alle vicende del patrocinio a spese dello Stato e della liquidazione dei compensi, un notevole sforzo è stato fatto e, in forza di intesa sottoscritta con il Tribunale di Trieste, alcuni Colleghi si sono resi disponibili a coadiuvare il personale amministrativo – permettetemi, al riguardo, di ringraziare l’avv. Marco Fazzini per quanto ha fatto, pur a fronte di una difficile situazione personale – e successivamente si è avuta l’applicazione di una dipendente del COA; tale supporto ha consentito, al pari di altre iniziative assunte dai vertici del Tribunale, di agevolare l’iter delle pratiche onde giungere al pagamento dei compensi da tempo riconosciuti.
Senza vena di polemica, vorrei ricordare che tale attività non è espressione di gratuità, e chi la svolge lavora e, come ogni lavoratore, ha diritto ad essere retribuito, anche perché molto spesso, con i frutti del proprio lavoro, deve assolvere ai propri obblighi nei confronti dei propri collaboratori di studio, i € 600,00 anticipati da Cassa Forense non consentivano di pagare lo stipendio alle proprie segretarie e questo, forse, avrebbe dovuto essere considerato dal alcuni.
Ciò detto, si esprime ancora un grazie ai dipendenti amministrativi, per quanto fanno anche in questi difficili momenti.
Un ultimo cenno va alla partecipazione dell’Avvocatura ai consigli giudiziari. In linea con quanto auspicato dal CNF gli ordini del distretto chiedono, in attesa del riconoscimento legislativo in gestazione, sia data applicazione al diritto di tribuna, con l’estensione proposta dal ministro e condivisa dalla quasi totalità delle forze politiche. Gli avvocati non sono assetati di informazioni sensibili bensì rispettosi delle prerogative della Magistratura; si candidano esclusivamente a contribuire a che i magistrati, in piena autonomia, possano assumere le determinazioni nella massima trasparenza.
Non a caso in questo consiglio, al pari dei precedenti, l’avvocatura distrettuale ha inteso indicare due componenti – gli Avv. ti Zannier e Gaggioli – che hanno rivestito per anni il ruolo di guida dei rispettivi COA ritenendoli, per esperienza, continenza e prestigio personale, idonei a rappresentare l’Avvocatura nel consesso in modo autorevole, rigoroso e rispettoso della importante funzione cui sono stati assegnati.
Concludo facendo mio questo passo di “Per chi suona la campana”: “Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi.”
Speriamo di non doverci ritrovare il prossimo anno a svolgere le considerazioni di Robert Jordan, che doveva far saltare un ponte nel territorio avversario, mentre noi vorremmo costruirne uno, “Il mondo è un bel posto e vale la lotta quotidiana di viverci. Detesto l’idea di lasciarlo, ma devo”.
Grazie.