L’11 giugno 2013, l’Avvocatura turca – solo per aver manifestato dissenso e voluto difendere la libertà di manifestazione pacifica del pensiero – è stata umiliata con il fermo di polizia di decine di Colleghi fin dentro i Palazzi di giustizia.
Non può dirsi Stato di diritto nè democratico uno Stato che – oltre a reprimere con il carcere la libertà di stampa – ora insulta la libertà di difesa sino a sopprimerla.
Senza una Avvocatura libera e critica v’è spazio solo per l’arbitrio del violento e l’imporsi della dittatura.
L’Unione Triveneta dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati – nel manifestare ai Colleghi turchi piena condivisione e solidarietà –
confida
che il Consiglio Nazionale Forense Voglia fare propri questi sentimenti e farsene interprete e testimone presso il Ministro di Giustizia ed il Ministro degli Affari Esteri, perché il Governo turco ne sia subito informato ed invitato a restituire piena libertà ai Colleghi fermati nell’adempimento dei loro doveri, nel rispetto dei più elementari diritti d’ogni cittadino.